|
|
|
La provincia di Como
Il territorio della provincia attesta una presenza
umana che risale fino all'età preistorica,
presenza testimoniata da diversi ritrovamenti
nell'area, come nel caso delle necropoli
della cosiddetta "Cà morta" presso
Como, o i rinvenimenti effettuati a
Moltrasio che risalgono al Neolitico, nel
cui territorio sono state portate alla luce
anche sepolture galliche: i Galli infatti si
installano in seguito nella regione come in
quasi tutta l'Italia nord-occidentale. I
Romani subentrano occupando stabilmente
Como nel 196 a.C., la quale era antico
insediamento dei Galli Orobi, e vi deducono
una colonia, sul cui impianto quadrato,
si strutturerà in futuro la città medioevale
con le sue mura e le sue torri, della cui bellezza
in gran parte possiamo godere fino ad
oggi. Le prue delle navi di Roma hanno
attraversato da allora regolarmente le acque
blu intenso del lago, per trasportare legioni
e merci verso il centro Europa. A seguito
della caduta dell'Impero Romano si rincorrono
passaggi di popoli ed invasioni, e ben
presto iniziano le ostilità con Milano, con
la quale si hanno sconfitte e vittorie, inframezzate
da periodi di libertà, fino a che
Como e il suo territorio passano prima ai
Visconti, poi agli Sforza, ed infine ecco
l'occupazione spagnola dell'inizio del XVI
secolo che unisce il territorio del milanese
e del comasco in un solo destino, assoggettati
alla corona di Spagna ed in seguito alla
corona degli Asburgo d' Austria. Le terre
abbracciate dalle acque del Lario, non bisogna
dimenticarlo, sono culla nel periodo
dell'Alto Medioevo, di quel movimento
cosiddetto dei "Maestri Comacini", che
esporteranno la loro arte romanica in tutta
Europa. Esempi significativi del fiorire
della loro produzione, noi possiamo
tutt'oggi ammirare nella Basilica di San
Pietro a Civate e nella Chiesa di San
Giacomo a Spurano.
Ma quel che caratterizza le sponde che si
specchiano nelle acque del lago sono le
sontuose ville, incastonate come perle a
rendere ancora più preziosa l'amenità del
paesaggio. Una bellezza tale, quella delle
ville e dei giardini, da essere prima citazione
nel "Grand Tour", il viaggio iniziatico, culturale
ed estetico che tra XVIII e XIX
secolo molti europei intraprendono nella
Penisola, come ad arrivare alla fonte del
"Bello".
Già nel Cinquecento compaiono lungo i
declivi dei monti ripiani e terrazzamenti, a
sostenere parchi e giardini, nati per incorniciare
le prime ville. Nella seconda metà
del secolo si sviluppa tra l'altro, per volere
del cardinale Gallio, quel palazzo che è l'attuale
Villa d'Este, ed in seguito la Villa di
Balbiano presso Lenno.
Periodo aureo è però il XVIII secolo, ed
ecco nascere, come ulteriore dono alle bellezze
del luogo, Villa Clerici ( in seguito Villa
Carlotta) a Tremezzo, l'attuale Villa Sola
Cabiati presso Bolvedro, e la Villa di
Balbianello.
Il tempo vince i gusti, ed ecco che al giardino
all'italiana e a quello barocco, il
Neoclassico della fine del Settecento impone
il giardino all'inglese, anche se sul Lario
esso è spurio, perché la tradizione molto
forte fa sì che esso mostri ancora l'originale
progetto all'italiana, fenomeno di cui è bell'esempio
Villa d'Olmo, situata nei pressi di
Como. Il giardino all'inglese in questi luoghi
assume marcatamente tutti i tratti del
giardino romantico, nella fusione tra le
rovine, le piante e il potente paesaggio
costituito dagli alti monti che si perdono
tuffandosi nel blu cupo dello specchio
lacustre.
Ville e giardini voluti da prelati e nobili per
godere del clima piacevole del lago, grazie al
quale si è sperimentata la convivenza della
flora alpina con quella mediterranea: palmacee
e ulivi, corbezzoli e conifere. Ma
non solo: ecco arrivare piante dalle più
disparate parti del mondo, piante di ogni
tipo: sequoie dal Nord America, rododendri
dell'Himalaya, araucarie e glicini dall'oriente
e molte altre specie ancora.
Insomma la botanica trova nel Lario il suo
paradiso, in grado di accogliere piante di
diversa origine, e vede nei giardini un terreno
di sperimentazione particolarmente
fecondo di stili che è ben difficile trovare
altrove.
Per poter vivere pienamente la bellezza dei
monti che si specchiano nelle acque del
lago, è possibile effettuare escursioni, grazie
alla presenza di percorsi e rifugi, che permettono
agli escursionisti di entrare a far
parte del quadro di quella potente natura
che li ha richiamati. La "Via dei Monti
Lariani" per esempio, è un tracciato di
media montagna che segue lo snodarsi
delle acque del bacino lariano e che consente
senza troppa fatica al visitatore di
godere delle bellezze che si aprono ai suoi
occhi. Altra zona ben percorribile per via
dei numerosi sentieri e mulattiere è la zona
compresa tra il Lago di Como e il Ceresio,
nella quale si trova la Valle Intelvi, percorribile
non solo attraverso i sentieri, ma anche
attraverso strade carreggiabili, che ricalcano
spesso il percorso di antiche vie. Questa
zona, infatti, aperta sulla Svizzera, ha sempre
avuto grande importanza dal punto di
vista della comunicazione. Paesaggi mozzafiato
si aprono all'occhio del visitatore: da
Lanzo è possibile raggiungere comodamente
la vetta della Sighignola, definita il "balcone
d'Italia", da dove lo sguardo può spaziare
su una eccezionale vista sul Ceresio: da
Capolago e Riva San Vitale su un ramo del
Lago, a Porto Ceresio e Morcote, che si
adagiano su un altro ramo, nonché sul
Monte San Giorgio, che divide il serpeggiare
delle acque.
Lanzo è ricca anche di altre
attrattive: un anfiteatro morenico in cui si
trovano massi ricchi di "coppelle" e di
croci, il cui significato non è stato ancora
chiarito, così da arricchirsi di un alone di
mistero, e tracce dell'antico borgo medioevale
e interessanti luoghi di culto. Il paese
mostra insomma la perfetta fusione di questi
borghi, inseriti all'interno di una natura
che non ne risulta disturbata.
Più a nord si apre quello che alcuni considerano
come un vero e proprio terzo ramo
del lago, la zona dell'Alto Lario. Qui, in questa
terra battuta dai venti che increspano le
acque dello specchio lacustre, abbiamo un
vero e proprio paradiso per i surfisti e gli
appassionati della vela. Qui le montagne si
elevano fino a 2.000 m, attirando gli amanti
della montagna e della scalata su parete
rocciosa. La zona, pur essendo prevalentemente
montuosa, vede però aprirsi delle
ridenti pianure, come tra Dongo e
Gravedona, grazie al paziente lavoro dei
torrenti, che instancabili nei secoli hanno
depositato notevoli quantità di sedimenti
alluvionali. Tra le alture, prive ormai degli
antichi grandi ghiacciai e che vedono il
definitivo ritirarsi anche dei più piccoli, è
possibile però trovare delle affascinanti sorprese,
quali i piccoli laghi di Darengo,
Cavrig e Landù.
Dopo aver scorso le bellezze della provincia,
convergiamo di nuovo sul suo centro
per visitare stavolta il capoluogo: Como.
Abbiamo sin dall'inizio sottolineato l'antichità
della città, la quale racchiude armonicamente
in sé le testimonianze del suo
ricco passato, testimonianze che si stratificano
ed integrano in modo tale da fare di
Como uno dei centri più interessanti della
regione lombarda.
Relativi all'epoca romana abbiamo per
esempio resti della cinta muraria di età
repubblicana e della Porta Praetoria, visibili
nei sotterranei dell'Istituto Tecnico, o le
colonne calcaree inserite nel portico del
liceo Volta.
Di età medioevale abbiamo la maestosa
Porta Vittoria, innalzata nel 1192, il
Broletto, del 1215, la Chiesa di San Fedele
del XII secolo , che fu assai rimaneggiata
nel tempo. Vero e proprio gioiello è la
Basilica di Sant'Abbondio, in raffinato stile
romanico dell'XI secolo, caratterizzata da
due torri campanarie ai lati della navata
centrale. Autentico simbolo della città è
però l'imponente costruzione del Duomo.
La sua edificazione ebbe inizio nel 1396 e fu
conclusa solo molti secoli più tardi, per la
precisione nel periodo 1730-1770, con l'innalzamento
della cupola, opera preziosa di
Filippo Juvarra; l'interno è custode di
numerosi tesori: dipinti del Morazzone, di
Gudenzio Ferrari e del Luini.
Altri due edifici di grande interesse a Como
sono Palazzo Giovio, sede del Museo Civico,
e il Tempio Voltiano, in stile neoclassico,
dedicato alla memoria di Alessandro Volta
che nacque a Como.
Sezione naturalistica
La provincia confina a nord-ovest con la
Svizzera (Canton Ticino), a nord-est con la
provincia di Sondrio, a est con Lecco, a sud
con Milano e ad ovest con Varese.
I dati della provincia di Como:
- 163 comuni
- 1.288 km2
- 538.000 abitanti
IDROGRAFIA
La provincia di Como presenta una notevole
ricchezza di acque: il bacino lacustre
di maggiori dimensioni è il Lago di Como
(Lario), ma nella provincia sono compresi
anche il settore nord-orientale del Lago di
Lugano, i laghetti intermorenici della
Brianza (laghi di Montorfano, Alserio e parte del Lago di Pusiano) e una parte del
Lago di Mezzola.
I corsi d'acqua principali sono il fiume
Mera (che nasce in territorio svizzero e sfocia
nel Lago di Como dopo aver formato il
Lago di Mezzola) e il fiume Lambro che
percorre la Vallassina.
CLIMA
Elemento fondamentale del clima lariano è
il lago, fattore locale di grande importanza
in quanto contribuisce a mitigare le condizioni
climatiche e rappresenta un grande
serbatoio d'acqua disponibile all'evaporazione
e alle precipitazioni. Il territorio
lariano è dunque caratterizzato da un clima
mite con precipitazioni abbondanti (in
media superiori ai 1.200 mm annui).
Il clima è particolarmente mite sulle sponde
del lago (pressoché mediterraneo) mentre
sulle cime più elevate diviene di tipo
alpino.
GEOLOGIA
Da 250 a 200 milioni di anni fa, nel
Triassico, due placche continentali, quella
europea e quella africana, erano separate da
un mare caldo e poco profondo, la Tetide:
questo bacino permise la genesi di falde di
rocce sedimentarie, in particolar modo di
carbonati e gessi. All'inizio del Giurassico,
al posto del mare della Tetide si aprì un
vero e proprio oceano, un bacino profondo
in cui fu possibile la sedimentazione di calcari
ricchi di selce, il calcare di Domaso e il
calcare di Moltrasio, che oggi rappresentano
la maggior parte delle formazioni rocciose
affioranti sulle sponde occidentali del Lario
(eccetto la fascia dell'Alto Lario in cui affiorano
sedimenti triassici e basamento cristallino
più a nord).
Nel corso dell'orogenesi alpina e prealpina,
il bacino della Tetide va chiudendosi e le
due placche europea e africana si avvicinano
progressivamente. A causa della collisione
che ne segue, verso nord si ha una
sovrapposizione di falde rocciose, con la
formazione delle vere e proprie Alpi, mentre
verso sud si verificano soprattutto piegamenti
da cui nascono le Prealpi. La linea
di sutura tra Alpi e Prealpi è la Linea
Insubrica, faglia che proviene dalla
Valtellina e attraversa il territorio lariano
all'altezza di Colico e Gravedona. A nord
della Linea Insubrica si hanno rocce metamorfiche
scistose, lungo la linea si hanno
rocce magmatiche intrusive (prevalentemente
granitoidi), mentre a sud della linea
stessa dominano i calcari.
GEOMORFOLOGIA
Sul territorio lariano i ghiacciai hanno
avuto un ruolo fondamentale nel modellare
le forme del paesaggio; essi, durante le
espansioni pleistoceniche scesero dalle vallate
alpine con grandi colate, levigarono le
superfici e addolcirono i versanti lasciando
scoperti solo i rilievi maggiori. Oltre ai pendii
poco acclivi, testimonianze della presenza
di masse glaciali lungo le sponde del
Lario sono le rocce montonate, le morene e i
massi erratici. Le rocce montonate sono
rocce arrotondate, di solito convesse, levigate
dal ghiacciaio sul lato a monte e scabre
verso valle; queste strutture si trovano solo
nella parte settentrionale del Lario, in corrispondenza
dell'affioramento di rocce
metamorfiche. I ghiacciai durante la loro
avanzata trasportarono materiale roccioso
che venne accumulato presso la fronte e i
lati: questo materiale venne poi abbandonato
al ritiro dei ghiacciai e andò a costituire
le attuali morene. A sud di Como le
morene danno luogo alle colline allungate
e talvolta arcuate che circondano i laghetti
glaciali della Brianza.
Altra testimonianza del trasporto glaciale
sono i massi erratici o "trovanti", blocchi di roccia isolati riconoscibili perché litologicamente
diversi dalla roccia affiorante.
L'area meridionale lariana, laddove predominano
i calcari, è interessata dal fenomeno
carsico che agisce fisicamente e chimicamente
sulle rocce carbonatiche. Le forme
tipiche legate a questo fenomeno sono
principalmente rappresentate dalle cavità
sotterranee e, in superficie, dalle doline.
VEGETAZIONE
Dal punto di vista vegetazionale e floristico
il territorio del comassco è particolarmente
ricco: questa ricchezza è dovuta sia alle differenze
litologiche del substrato roccioso
(costituito da rocce metamorfiche a nord e
carbonatiche a sud), sia alla presenza di svariati
ambienti (mediterranei, temperati o
alpini).
Lungo le sponde del Lago di Como si trova
una singolare vegetazione che i botanici
chiamano Insubrica (da Insubria): questa si
colloca nella fascia prealpina tra il Lago
Maggiore e il Lago di Garda ed è legata al
clima assai mite; qui si incontrano principalmente
il carpino, il bagolaro, la roverella e
il castagno, ma non mancano specie esotiche
che si sono molto ben adattate all'ambiente
pseudo-mediterraneo (ulivi, limoni,
oleandri, allori, cipressi) ed occupano i lussureggianti
giardini delle ville perilacuali.
Attorno alla vegetazione Insubrica, tra i
500 e gli 800 m di quota si sviluppano i
boschi termofili di carpino, castagno, tiglio,
frassino, acero e sorbo, che sono legati a siti
tiepidi e soleggiati e spesso frammisti a
boschi di robinia.
Dagli orizzonti più bassi dell'ambiente
submontano ora descritto si passa, salendo
di quota, ai boschi dell'orizzonte montano
in cui regnano le faggete, boschi che preferiscono
ambienti non troppo caldi né
particolarmente illuminati. Le faggete che
in autunno si tingono di rosso, si specchiano
nel blu del lago e regalano agli
occhi dei visitatori paesaggi fiabeschi.
Il piano montano comprende inoltre, tra i
1.200 e i 2.200 m, i boschi ad aghifoglie: questi
di norma non sono molto diffusi, fatta
eccezione per il larice, molto presente sui
monti del Lario settentrionale.
Sulle montagne silicee dell'Alto Lario si trovano,
infine, alle maggiori altitudini, le praterie
culminali costituite da specie erbacee
che variano a seconda del substrato roccioso.
FAUNA
La provincia di Como copre un territorio
che comprende, come si è già ricordato
parlando di vegetazione, i più svariati
ambienti: si va dagli ambienti di pianura a
quelli alpini passando attraverso ambienti
forestali, prati, luoghi umidi, corsi d'acqua,
laghi, grotte e così via. La fauna risulta
quindi distribuita in modo eterogeneo in
relazione principalmente alla copertura
vegetale, alla quota e ai fattori ambientali ad
essa connessi. Risulta pertanto molto complessa
una descrizione sintetica ma completa
della fauna lariana; in questo frangente ci
si limiterà ad elencare le specie che possono
essere più facilmente apprezzate da un
escursionista (limitandosi ad un elenco di
vertebrati), e si rimanda ai paragrafi sulle
riserve, sui parchi e sulle peculiarità naturalistiche
per una più approfondita descrizione
delle specie con interesse scientifico
(specie migratorie, endemismi animali,
conservazione della specie ecc.).
Pesci: il popolamento ittico del Lario è rappresentato
dai coregoni (lavarello e bondella),
dall'alborella (Alburnus alburnus alborella),
dall'agone (Alosa fallax lacustris), dalle
trote (Salmo), dalla carpa (Cyprinus carpio),
dal cavedano, dal luccio (Esox lucius), dal
persico, dall'anguilla (Anguilla anguilla) e da
molte altre specie.
Anfibi: si segnalano la raganella (Hyla
arborea), la rana agile (Rana dalmatina ), la
rana di lataste (Rana latastei), la rana di
montagna (Rana temporaria), il rospo
comune (Bufo bufo), il più raro rospo smeraldino
(Bufo viridis), la salamandra pezzata
(Salamandra salamandra), il tritone crestato
(Triturus carnifex) e il tritone punteggiato
(Triturus vulgaris).
Rettili: si segnalano l'aspide (Vipera aspis
aspis), il biacco (Coluber viridiflavus), la
lucertola muraiola (Podarcis muralis), il
marasso (Vipera berus), l'orbettino (Anguis
fragilis), il ramarro (Lacerta viridis) e il saettone
(Elaphe longissimo).
Uccelli: si segnalano il fringuello ( Frigilla
coelebs), il pettirosso (Erithacus rubecula),
il merlo (Turdus merula), i passeri
(Passer domesticus italiae e Passer montanus),
il picchio rosso maggiore (Picoides
mayor), il picchio verde (Picus viridis), il
picchio nero (Dryocopus martius). Alle
quote maggiori il raro ma bellissimo falco
pellegrino (Falco peregrinus), il crociere
(Loxia curvirostra) nei boschi di conifere,
il gallo forcello (Tetrao tetrix), la pernice
bianca (Lagopus mutus) e la coturnice
(Alectoris graeca) legate alle aree di alta
quota. Infine, tra le specie legate agli
ambienti acquatici si possono ricordare il
gabbiano reale e il gabbiano comune
(Larus argentatus e Larus ridibundus), il
martin pescatore (Alcedo atthis), lo svasso
maggiore (Podiceps cristatus), la folaga
(Fulica atra), il germano reale (Anas
platyrhynchos) e molte altre specie stanziali
o migratorie.
Mammiferi: si segnalano il capriolo
(Capreolus capreolus), la donnola (Mustela
nivalis), il ghiro (Myoxus glis), la lepre
(Lepus europaeus), il riccio (Erinaceus
europaeus), lo scoiattolo (Sciurus vulgaris),
il tasso (Meles meles), la volpe (Vulpes vulpes)
e i pipistrelli. Il camoscio (Rupicapra
rupicapra), lo stambecco (Capra ilex), il
cervo (Cerves elaphus), l'ermellino
(Mustela erminea), la lepre bianca (Lepus
timidus) e la marmotta (Marmota marmota)
si trovano solo all'estremità nord-occidentale
della provincia, laddove sono presenti
ambienti propriamente alpini.
|
|
|
|
Approfondimenti
VILLA ERBA
Villa Erba, una delle ville più famose che
costellano il Lario, fu concepita a fine
Ottocento secondo un'ispirazione di tipo
manierista, e si articola in un complesso
di portinerie, casa padronale, abitazione di
servizio e foresterie. L'edificio, a due piani,
è arricchito dalle opere di Angelo Lorenzoli,
il quale ideò i fregi, gli stucchi, le dorature
e i pavimenti ceramici della Villa, e si occupò
dell'inserimento e del riutilizzo di opere
antiche nell'abbellimento degli ambienti,
in particolare per quanto concerne pareti
e soffitti. Gli affreschi di carattere figurativo
sono opera di Ernesto Fontana. Di grande
pregio, inoltre, sono gli affreschi delle pareti
e dei soffitti attribuiti a Johann Christoph
Storer, attivo in Lombardia nel '600. Non
vanno certo tralasciati i decori di Angiolo
d'Andrea, che si situano nell'ambito della
"Belle Epoque" milanese. Gli spazi all'aperto
tutt'attorno alla villa sono costellati
da opere di carattere mitologico e storico
del Mazzucchelli. Nel corso del tempo sono
state effettuate continue modifiche alla villa,
anche nella distribuzione di sale e spazi
(a tal proposito sottolineiamo il periodo
che va tra gli anni '20 e '30 del Novecento).
Attualmente la villa è utilizzata quale centro
espositivo e congressuale di prestigio.
|
|
|
|
|
Parchi, riserve e monumenti naturali
PARCO SPINA VERDE
Classificazione: Parco regionale di cintura
metropolitana
Provincia: Como
Comuni: Como, San Fermo della Battaglia,
Drezzo, Cavallasca, Parè
Superficie: 1.179 ha
Altitudine media: 450 m
Rilievi maggiori: Sasso Cavallasca (660 m),
Monte Croce (550 m), Monte Caprino (490 m) e
Monte Baradello (430 m).
Un parco il cui territorio si insinua proprio
come una spina nella città, una piccola area
collinare sul confine italo-svizzero che non
include cime particolarmente elevate ma è
comunque pregevole dal punto di vista
paesaggistico; la Spina Verde si innalza tra la
Pianura Padana e la conca di Como, e dai
550 m del Monte Croce si può godere di
uno splendido panorama sul lago, sulla
città e sulla circostante pianura.
Il territorio è occupato da discrete estensioni
boschive di castagno, quercia, betulla e
robinia che ospitano una fauna tipicamente
prealpina.
Il parco presenta motivi di interesse archeologico
con testimonianze che vanno dall'era
preistorica (incanalamento di sorgenti) al
Neolitico e all'Età del Ferro; i ritrovamenti
di maggiore rilievo sono rappresentati da
strutture abitative ("camere in roccia" e
"abitato di Pianvalle") e dalle incisioni
rupestri. Si hanno poi forti presenze della
civiltà di Golasecca e dell'età medioevale:
quest'ultima è primariamente rappresentata
dalla Torre del Baradello (XII secolo) e
dalle basiliche di Sant'Abbondio e di San
Carpoforo (XI secolo).
RISERVA NATURALE PIAN
DI SPAGNA-LAGO DI MEZZOLA
Classificazione: Riserva naturale orientata
Province: Como, Sondrio
Comuni: Gera Lario, Sorico, Dubino, Novate
Mezzola, Verceia
Superficie: 1.586 ha
Altitudine: 200 m
Questa riserva, che rappresenta una delle
più importanti zone umide di tutto l'arco
alpino, si trova tra le foci del Mera e
dell'Adda in una vasta pianura alluvionale
che separa i laghi di Como e di Mezzola. Si
tratta di un'area di notevole interesse per
l'avifauna nidificante e svernante, soprattutto
quella acquatica o legata per la nidificazione
al canneto.
Il Pian di Spagna si colloca
in un punto strategico, poiché, trovandosi
a ridosso della catena alpina rappresenta
un agevole punto di sosta per le specie
migranti. Molte specie nidificano nel canneto
che ricopre gran parte della riserva: tra
queste si trovano lo svasso piccolo
(Podiceps nigricollus), lo svasso collorosso
(Podiceps grisegna), il cigno reale (Cygnus
olor), la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus),
il cannareccione (Acrocephalus
arundinaceus ) e il tarabusino (Ixobrychus
minutus), un piccolo airone, mentre altre
specie si fermano solo per una sosta durante
la loro lunga migrazione (le strolaghe ad
esempio). Per quanto concerne l'avifauna è
opportuno ricordare infine la cospicua presenza
di rapaci come il falco cuculo (Falcus vespertinus) o il nibbio (Milvus milvus).
Mammiferi interessanti ben adattati a questo
ambiente sono la nutria (Myocastor
coipus) e l'arvicola terrestre (Arvicola terrestris).
RISERVA NATURALE
LAGO DI PIANO
Classificazione: Riserva parziale biologica
Provincia: Como
Comuni: Bene Lario, Carlazzo
Comunità Montana: Alpi Lepontine
Superficie: 176,35 ha
Altitudine media: 277 m
La riserva del Lago di Piano si trova nella
Val Menaggio, vallata che parte dall'omonimo abitato lariano e si incanala verso la
Svizzera.
Il Lago di Piano e il Lago di
Lugano si trovano nella medesima vasta
depressione originatasi a causa dell'avanzata
quaternaria dei ghiacciai valtellinesi ed
hanno pertanto la stessa origine.
Il Lago di Piano presenta caratteristiche
biologiche ottimali tra i laghi prealpini
lombardi ed il popolamento ittico è rappresentato
in prevalenza da specie pregiate.
La fauna terrestre comprende invece comuni
specie prealpine, ma i prati e i pascoli che
circondano la riserva hanno permesso l'insediamento
di una discreta popolazione di
cervi (Cervus elaphus) e di caprioli
(Capreolus capreolus).
La vegetazione è ragguardevole poiché nella
riserva si passa da associazioni vegetali
acquatiche con ninfee e castagne d'acqua, a
fasce a canneto, a boschi di latifoglie.
|
|
|
|