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La provincia di Sondrio
Per quanto concerne il territorio della provincia
di Sondrio, le tracce relative alla presenza
umana più antica sono scarse, come
nel caso di alcune indicazioni riferentesi al
Paleolitico Tardo (VIII-VII millennio
a.C.), o delle incisioni nel territorio di
Grosio, che risalgono al Neolitico Medio
(III millennio a.C.). Interessanti risultano
essere le iscrizioni in alfabeto nord-etrusco,
proprie dell'Età del Ferro, ritrovate in località
Montagna e Tresivio.
La Valtellina e le valli ad essa connesse
entrano a pieno titolo nell'orbita di Roma
relativamente tardi, solo con l'imperatore
Augusto, in un periodo che oscilla tra il 16
e il 15 a.C., periodo nel quale gli abitanti
della zona sono probabilmente da identificarsi
con i "Vennonetes". Torri e fortificazioni
restano invece a testimoniare il periodo
di passaggio di Longobardi e Franchi.
Come per il territorio relativo alla provincia
di Como, abbiamo qui il diffondersi del
Romanico proprio dei cosiddetti "Maestri
Comacini", uno stile che qui nelle valli troviamo
attardarsi fino al XIV secolo. compreso,
il che ha portato taluni a parlare di
"ritardo" caratteristico di una zona "periferica"
(rispetto a quella Como), ma è un
"attardarsi"che in realtà deve essere inquadrato
all'interno delle peculiarità storiche
dalla regione, con particolarità tra l'altro
sue proprie.
Dal 1335 al 1512 abbiamo il dominio milanese
prima dei Visconti e in seguito degli
Sforza, fino a che non avviene il passaggio
cruciale ai Grigioni, cantone appartenente
alla Confederazione elvetica. Passaggio cruciale
perché tale dominio sarà segnato da
uno stato di continua tensione, tra due
componenti che non si riusciranno mai ad
amalgamarsi, e che anzi, con il diffondersi del fenomeno della Riforma Protestante,
vedrà ancor più l'acuirsi delle differenze,
nel fronteggiarsi di una Valtellina strenuamente
cattolica a dei Grigioni convintamente
protestanti. Famosa la vicenda del
cosiddetto "Sacro Macello", consumatasi nel
1622, in piena età controriformistica, quando,
unendo ragioni politiche a tensioni religiose,
i valtellinesi trucidarono alcune centinaia
di riformati. Periodo questo della
Controriforma, che vede il rifacimento
delle già numerosissime chiese che punteggiano
le valli e la costruzione di nuove, in
stile barocco, che si rifanno al Morazzone o
ai maestri milanesi; stile, il barocco, in cui
si manifesta il trionfo della fede cattolica e
il tenace radicamento di quest'ultima nelle
valli valtellinesi. La Valtellina, dopo un
periodo di libertà dai Grigioni, vi rimane
poi soggetta dal 1639 fino all'arrivo di
Napoleone, grazie al quale il territorio della
provincia rientra in Lombardia. In seguito
abbiamo la dominazione austriaca dove i
territori dell'attuale provincia di Sondrio
entrano a far parte del Lombardo-Veneto
fino alla ribellione del 1848 e all'accoglienza
di Giuseppe Garibaldi, nel 1858, nella
Valtellina ormai liberata. Sarà ora bene analizzare questo affascinante
territorio, dominio di una natura irruenta e
ricca di storia, per settori, così da analizzarne
e comprenderne più approfonditamente
le caratteristiche.
La Bassa Valtellina, cioè la parte più ad ovest
dell'ampia e lunga valle, è paradiso per sci
ed alpinismo invernali ed è possibile seguire
numerosi percorsi che permettono di
addentrarsi a fondo in questo "regno della
natura" a relativa poca distanza da Milano e
dalla sua congestionata pianura. Un percorso
interessante per esempio è quello percorribile
nella collaterale Valmasino, con il
cosiddetto "sentiero Roma", un percorso
ben attrezzato al di sopra dei 2.000 m che
aggira tutta la testata della valle.
Proseguendo il percorso attraverso la
Valtellina e le valli ad essa legate, non si
può non citare la Valmalenco, la quale si
mostra ricca di attrattive per un turista
amante della tranquillità: dal Museo
Etnografico-Naturalistico della Valmalenco,
con ricca collezione di minerali, alle numerose
possibilità escursionistiche che si
dipartono dal territorio del comune di
Chiesa, centro della valle: ad esempio verso
Pizzo Giumellino e Pizzo Cassandra, nella
Val Sassersa, o ancora verso l'Alpe Pirlo o
l'Alpe Pradaccio, ecc.
Da non dimenticare il "Piano dei Buoi", itinerario
botanico predisposto dalla
Comunità Montana Valtellina di Sondrio.
È inoltre possibile gustare i piaceri della
genuina tavola valtellinese: pizzoccheri,
sciatt, carne di cervo e cacciagione di ogni
tipo, e vini quali il Grumello, tutti sapori
pronti a rinfrancare il turista dopo aver
goduto della bellezza della natura locale.
Percorso interessante per vivere appieno la
cosiddetta "Media Valtellina" è la
"Pedemontana Orobica", che dalla Val di
Tartano, centro frequentato dagli sciatori,
giunge a Sondrio, il capoluogo. Tutta la
Valtellina è disseminata di una serie di edifici,
specie di carattere religioso, e piccoli
abitati che conservano il ricordo del loro
passato. Come non citare ad esempio la
chiesa di San Gregorio, in cui presto ci si
imbatte, che testimonia la sua importanza
religiosa nel passato e che segna il punto di
importanza nodale laddove le merci venivano
traghettate da una parte all'altra del
fiume, fiume su cui si svolge la vita della
valle, o Forcola Sirta, con la sua chiesa che
presenta un enorme cupola, la più grande
della valle, o ancora il paese di Colorina, da
cui si può partire per un percorso che presso
le contrade Bocchetti e Rasega consente
di ammirare affreschi del XV e del XVI
secolo. Segue poi il paese di Fusine, che
riposa nell'incontaminato ambiente della Val Madre, e quindi il paese di Cedrasco, da
cui parte la seconda parte della
"Pedemontana Orobica". Di qui ci si
imbatte in paesini gelosi delle proprie bellezze
che conservano tracce di storia
medioevale, ambienti caratteristici come le
stue (sale foderate in legno), come presso
Albosaggia, ma anche vigneti, che portano
alla produzione di interessanti vini.
Dalla località di Albosaggia, in posizione
panoramica, si gode una suggestiva veduta
dell'intero capoluogo: Sondrio.
Sondrio sorge in una conca chiusa a nord
dalle Alpi Retiche e a sud dalle Alpi
Orobiche, e da pendii su cui si stendono
piantagioni a vigneto. Le testimonianze
preistoriche e di età romana, come nel caso
di tutta la valle, sono rare, mentre il suo
effettivo sviluppo lo si deve al periodo longobardo,
da cui anche il nome: Sonder, poi
latinizzato in Sondrium. È stato possibile
individuare il nucleo più antico nell'abitato
di Mossini, sottostante alla rupe Masegra(XI secolo), laddove si snodava l'antica via
Valeria, l'unica che collegava anticamente
Alta e Bassa Valtellina. Il cuore odierno
della città è piazza Garibaldi, di stile ottocentesco,
contornata da una splendida scenografia
di palazzi rinascimentali e neoclassici,
come nel caso di Palazzo Martinengo
(XVI secolo); dimore e palazzi che contornano
anche la suggestiva piazza Quadrivio.
Di notevole interesse è poi il Museo
Valtellinese di Storia e Arte presente a
Palazzo Sassi, con testimonianze storiche
dalla preistoria ad oggi, e la Biblioteca di Villa
Quadrio (1862), che ha un patrimonio di ben
sessantamila volumi.
Lasciata Sondrio, ci imbattiamo in centri
quali Montagna o Tresivio che, come accennato
all'inizio, sono stati i siti dove si sono
ritrovate le importanti lapidi incise in lingua
nord-etrusca, importante testimonianza
storica che arricchisce le nostre conoscenze
relative all'importanza dell'influenza
culturale delle stirpi etrusche, della loro
misteriosa lingua, e nel contempo il mistero
relativo alla loro origine. Dal canto suo, Ponte di Valtellina è stato frequentato fin da
epoca romana, ed è qui che possiamo ritrovare
una delle poche testimonianze che
abbiamo relative al dominio di Roma sulla
valle: la stele del legionario Gaio Caninio
Sissio. Ma il paese è impreziosito da numerose
testimonianze storiche ed architettoniche,
tra cui spicca la Chiesa Parrocchiale di
San Maurizio, che riunisce in sé gli stili romanico, gotico e rinascimentale con prezioso
portale in marmo risalente al XV
secolo, senza dimenticare i preziosi affreschi
dell'attiguo oratorio, che sembrano
potersi attribuire a Gaudenzio Ferrari.
Numerosi edifici di notevole importanza
storica si affacciano ancora sulle sue vie; da
ricordare una casa del Quattrocento, abbellita
da porticato e loggiato.
Centro di grande importanza nel passato è
Teglio, tanto da dare il nome alla valle, la
"Tellina Vallis", come ritroviamo già nel VI
secolo d.C. in una citazione di Ennodio.
Teglio permette al visitatore di godere di un
panorama unico grazie alla sua felice posizione,
e racchiude anch'esso ricchi riferimenti
alla storia passata: basta pensare al Palazzo Besta, gioiello di età rinascimentale
che ospita al suo interno un interessantissimo
museo preistorico, ricco di opere che
attestano l'antica presenza dell'uomo nella
valle, tra cui la famosa stele di Caven III,
detta "della Dea Madre" dall'interpretazione
che la scopritrice ne diede.
Storia, arte ed architettura sembrano dunque
trovare nei paesi che punteggiano la
valle la loro piena espressione, ma certo
non sono trascurati i divertimenti, in particolare
quelli legati agli sport, e "santuario"
di rinomata fama di tali sport è senza
dubbio un'altra splendida perla della
Media Valtellina: l'Aprica.
L'Aprica offre al visitatore curati impianti
di risalita, piste chilometriche per lo sci di
fondo, una pista per il pattinaggio, una
piscina coperta, tutto quanto un amante
dell'attività fisica possa richiedere. La zona
riveste inoltre grande interesse naturalistico:
presso la conca di Pian di Gembro si
trova infatti una torbiera dove trovano loro
naturale collocazione rare specie vegetali e
piante carnivore.
Per tornare al forte legame dei valtellinesi
con la religione, non si può trascurare di
parlare ora di uno dei centri più importanti
della media valle, sede di un venerato
santuario mariano: Tirano.
Al di là del suo famoso santuario, Tirano è
custode di numerosi segni che richiamano
la sua storia: la Chiesa parrocchiale di San
Martino, edificio che risale al XIII secolo, e
i suoi numerosi palazzi, a cominciare da
Palazzo Marinoni, oggi sede del comune,
un tempo sede di un convento di agostiniani,
Palazzo Quadrio Curzio (XVIII secolo),
Palazzo Merizzi (XVIII secolo), Palazzo
Torelli e la torre omonima del XIX secolo,
Palazzo Omodei (XVI secolo), fino al celeberrimo
Palazzo Salis. Interessanti sono
pure le tre porte cittadine che chiudevano
l'abitato, il cui più antico sviluppo non scavalcava
il fiume Adda, come avvenne poi in
seguito.
I ruderi della poderosa torre detta di
"Castellaccio" rimangono invece a testimoniare
l'antica presenza delle fortificazioni
medioevali che, col dominio dei Grigioni,
vennero smantellate.
Le tradizioni di un tempo si conservano
ancora intatte in un altro dei centri più
caratteristici dell'intera valle: Grosio.
A Grosio, infatti, la domenica e in occasione
delle feste principali molte donne indossano ancora gli antichi costumi, conservati
e tramandati da una generazione
all'altra. Tale località è nota però soprattutto
in relazione al Parco delle Incisioni
Rupestri, incisioni che furono realizzate da
genti in contatto con la vicina comunità
camuna, in un periodo che per lo più può
essere riferito al II millennio a.C.
Proprio di tali iscrizioni è il segno della
"coppella", costituita da una cavità emisferica,
il cui significato per gli studiosi rimane
ancora oggi un mistero.
La valle di Grosio è di grande fascino grazie
anche alla presenza di caratteristiche dimore
rurali temporanee, che testimoniano alle
nuove generazioni l'antico vivere proprio
della valle.
Proseguendo, le montagne si alzano e paiono
stringersi tra loro a segnare il dominio di
un mondo tipicamente alpino: eccoci giunti
in quella che definiamo "Alta Valtellina", i
cui centri principali sono Bormio e Livigno
e laddove ci imbattiamo in una delle principali
aree protette del nostro Paese: il Parco
nazionale dello Stelvio.
L'Alta Valtellina sembra fatta apposta per
accogliere il visitatore, una vocazione turistica
che si focalizza nei due centri più
importanti dell'alta valle.
Bormio, oltre che godere di una cornice
naturale unica, trova la sua principale
attrattiva nelle sue terme dalle acque dotate
di particolari proprietà terapeutiche e di
tutte le attrezzature - saune, bagni, fisioterapia
ecc. - adatte a chi voglia ritemprare il
proprio corpo e il proprio spirito.
Livigno, un tempo isolata, si è aperta oggi al
turismo e in vista di ciò si è completamente
sviluppata: piste di sci da discesa e di
fondo e piste di snowboard; ma è anche
località di shopping che gode di condizione
extradoganale, il che consente di effettuare
acquisti molto vantaggiosi.
Una condizione di privilegio fiscale che è
seguito di tutta una serie di esenzioni ed
aiuti che anche in passato furono dati dai
vari governi succedutisi su questo territorio,
così da dare un aiuto alla valle che,
come accennato sopra, rimase completamente
isolata fino ai primi anni '50. Dobbiamo ora tornare ad ovest per trattare
di un'altra importante valle che costituisce
la provincia di Sondrio: la Valchiavenna.
Il centro della valle è Chiavenna, l'antica
"Clavenna", cittadina che conserva un ricco
centro storico a cominciare da Palazzo Salis
alla Collegiata, un centro storico che possiamo
ricondurre per lo più al periodo cinquecentesco.
Interessanti gli scorci paesaggistici, come
quello che, seguendo la strada Trivulzia,
consente di godere di una interessante
visione d'insieme sulle pittoresche case
affacciate lungo il fiume Mera.
Caratteristica della Valchiavenna è la tipica
pietra verde, la "lapis viridis", come la definì
Plinio per via del suo particolare colore,
utilizzata sia nell'artigianato comune, che
in opere di pregio, come nel caso del notevole
battistero medioevale della cittadina di
Chiavenna.
Anche in questa valle si esprime la profonda
devozione religiosa degli abitanti, come
nel Santuario della Beata Vergine di
Gallivaggio, per poi passare di nuovo a luoghi
di "pellegrinaggio profano" per gli sciatori,
come nel caso della zona di
Campodolcino, fino ad arrivare al centro turistico
più famoso della valle: Madesimo.
A Madesimo è possibile praticare sport
invernali (ben 50 km di piste) ed escursioni
negli altri periodi dell'anno fino a raggiungere
la quota di 3.000 m, grazie alla funivia
che conduce al Pizzo Groppiera e in Val di Lei.
La provincia di Sondrio è insomma, nell'insieme
delle sue varie componenti, un territorio
dove la natura ha ancora il suo dominio,
che si apre accogliente al visitatore, e
che sfata l'idea errata di una Lombardia
congestionata dove l'uomo ha soffocato
totalmente l'ambiente.
Sezione naturalistica
I dati della Provincia di Sondrio:
- 3.212 km2
- La provincia confina a nord e a ovest con la Svizzera (Canton Grigioni) a est con Bolzano, Trento e Brescia, a sud-ovest con Como e a sud con Lecco e Bergamo.
- Altitudine minima: 198 m s.l.m. a Piantedo
- Altitudine massima: 4.021 m s.l.m. sul Monte Bernina
- Gruppi montuosi principali: gruppo del Tambò-Suretta, gruppo del Badile- Disgrazia, gruppo del Bernina, gruppo Corna di Campo-Cima Piazzi, gruppo dell'Ortles-Cevedale, gruppo delle Orobie Valtellinesi.
- Valli principali: Valle di San Giacomo, Valtellina , Val Grosina, Val Viola.
IDROGRAFIA
Due sono i corsi d'acqua principali della
provincia di Sondrio: il fiume Mera e il
fiume Adda.
Il Mera nasce nei pressi del Passo del
Maloja e, prima di gettarsi nei laghi di
Mezzola e di Como (Lario), scorre lungo
tutta la Valchiavenna; l'Adda nasce in vicinanza
del lago superiore di Alpisella, percorre
tutta la Valtellina per poi gettarsi anch'esso nel lago di Como. Per quanto
concerne i bacini lacustri, si può osservare
che la provincia di Sondrio è ricchissima di laghi alpini che sono spesso essenza di suggestivi
scorci paesaggistici.
Quantitativamente si parla di più di duecentocinquanta
laghi, la cui origine è legata
prevalentemente alla presenza dei ghiacciaied ai fenomeni di erosione e di accumulo
ad essi correlati. Non mancano ad ogni
modo laghi legati a fenomeni carsici o formatisi
in seguito ad eventi franosi.
Di fondamentale importanza paesaggistica
e ambientale sono i ghiacciai: attualmente
in provincia di Sondrio si contano circa
centosettanta apparati glaciali distribuiti
per la maggior parte sul gruppo montuoso
del Bernina-Disgrazia e sul gruppo
dell'Ortles-Cevedale. In Valfurva regna
inoltre il Ghiacciaio dei Forni, il ghiacciaio
più esteso delle Alpi italiane.
CLIMA
Aree anche molto vicine possono avere
regimi climatici assai differenti poiché
sono direttamente influenzate dalla presenza
dei rilievi montuosi che occupano la
regione; si tratta di climi detti "interni" poiché
prettamente legati all'altitudine e all'orientamento
dei versanti (fattori che agiscono
sulla distribuzione della temperatura).
La scarsità di piogge è comunque uno dei
fattori caratteristici della provincia: dal
Lario soffia infatti un vento, la Breva, che
spazza il fondovalle della Valtellina fino a
Tirano, a Bormio e alla Valle del Braulio;
questo non permette la condensazione del
vapore acqueo né, quindi, le precipitazioni
anche nell'Alta Valtellina. In generale si
riscontra un progressivo aumento del regime
pluviometrico salendo di quota e spostandosi
verso la Valchiavenna.
Per quanto riguarda i venti si ha la presenza
costante di quelli provenienti dal Lario e
dall'Engadina (di minore rilevanza) ma non
mancano, ovviamente, le correnti legate ai
fattori termici locali. In tardo autunno e in
primavera infine, soffia un vento caldo e
secco proveniente da Nord-Ovest e da
Nord-Est, il favonio o föhn.
GEOLOGIA
La Valchiavenna fa parte del dominio delle
falde alpine, ovvero dell'insieme di unità
geologiche che nel corso dell'orogenesi
alpina (processo che ha portato alla formazione
delle Alpi) hanno subito le maggiori
sollecitazioni; le rocce che le costituivano
sono state oggetto di altissime pressioni e
temperature, cambiando il loro stato originario
(processo metamorfico). In questa
zona prevalgono rocce metamorfiche come
gli gneiss ma, avvicinandosi alla Val Bregaglia, si assiste ad un sempre maggiore
affioramento di serpentinite, anch'essa
metamorfica e detta pietra ollare o pietra
verde di Chiavenna. Nella bassa Val Codera e
sulle creste che cingono la Valle dei Ratti
affiorano le rocce magmatiche (che derivano
da solidificazione di magmi) del massiccio
Masino-Bregaglia (graniti e dioriti).
Passando alla Valtellina è necessario osservare
che essa è percorsa da una faglia chiamata Linea Insubrica, che separa le Alpi
meridionali (orobiche) da quelle settentrionali
(retiche). Nella regione orobica affiora
lo zoccolo cristallino delle Alpi meridionali
mentre sul versante retico si entra nel
dominio delle falde alpine con, ancora una
volta, le rocce magmatiche del massiccio
Masino-Bregaglia nella bassa e media
Valtellina. Le rocce di questo massiccio si
sono formate per solidificazione dei magmi
entro la crosta terrestre, cosa che ha permesso
loro di acquisire un particolare habitus:
sono queste le granodioriti (note come
"ghiandone della Val Masino") e presentano
grossi cristalli bianchi di feldspato in una
massa di minerali scuri molto più piccoli.
Tra la Val Masino e la Val Malenco riaffiorano
le rocce metamorfiche delle falde alpine,
come le serpentiniti del Monte
Disgrazia e infine il gruppo del Bernina è
costituito da rocce magmatiche che però
sono molto più antiche di quelle del massiccio
Masino-Bregaglia.
L'alta Valtellina è costituita da rocce che
hanno subito nel corso dell'orogenesi alpina
un metamorfismo molto leggero: sono
queste le rocce del dominio detto austroalpino.
Nel gruppo Ortles-Cevedale domina
la dolomia principale (roccia di origine
sedimentaria) sotto la quale è presente però
il basamento cristallino originario formato
prevalentemente da filladi quarzifere.
Queste filladi emergono in superficie originando
cime come il Cevedale e il San
Matteo.
GEOMORFOLOGIA
Durante le due maggiori espansioni glaciali
quaternarie quasi tutto il territorio della
Valtellina e della Valchiavenna (fatta eccezione
per i rilievi maggiori) venne ricoperto
da estesissime masse di ghiaccio che raggiunsero spessori anche superiori ai 1.500 m
e lunghezze di oltre 150 km.
I ghiacciai in primo luogo scavarono le valli
fluviali entro cui correvano, conferendo
loro il tipico profilo ad U (con fondo paino
e versanti ripidi) delle valli glaciali; questa
forma si può oggi ben osservare in Val
Masino, in Val Grosina, in Val Viola e nella
Valle del Braulio.
I ghiacciai, pur nella loro immensità, non
formarono una copertura uniforme bensì
lasciarono scoperte le zone di maggiore
altitudine; queste furono così soggette a
tutti quei fenomeni di degradazione e di
sgretolamento che sono legati alle forti
escursioni termiche tra giorno e notte (e al
ciclo gelo-disgelo ad esse conseguente) ed
assunsero l'aspetto di creste spigolose
oppure di pareti scoscese (evidenze in Val
Masino e Val Di Mello).
I ghiacciai inoltre, con il loro consueto
movimento verso valle, scalzarono e trasportarono
una gran quantità di materiale
roccioso e lo depositarono presso la fronte
e i fianchi: questo materiale, abbandonato
al loro ritiro, andò a costituire terrazzi
morenici come per esempio il gradino di
Arquino e morene come quelle di
Caspoggio, di San Giuseppe, di Chiareggio
e di Musella.
VEGETAZIONE
Non essendo possibile affrontare dettagliatamente
l'argomento in questa sede, ci si
limiterà a tratteggiarne gli aspetti principali;
pertanto, per maggiori approfondimenti,
si rimanda ai paragrafi sui parchi e sulle particolarità
naturalistiche della provincia.
La vegetazione della provincia di Sondrio
ha subito nei secoli una notevole modificazione
a causa dell'intervento dell'uomo: ciò
che ne risulta sono dei fondovalle e degli
interi versanti in cui la vegetazione spontanea
è stata totalmente sostituita da coltivi.
Nei fondovalle di Valtellina e Valchiavenna,
laddove scorrono i fiumi, si possono
avere fenomeni di ristagno idrico e di
impaludamento; in queste aree, non particolarmente
rare, si trova una vegetazione di
tipo igrofilo, la cui permanenza, cioè, è legata
alla presenza dell'acqua. Lungo l'Adda
ad esempio, gli acquitrini di Samolaco e
Ardenno presentano la tipica vegetazione a
Canna di Palude (Phragmites communis).
Dal fondovalle ai 700-800 m, in quello che
viene chiamato "orizzonte submontano", sui
versanti più caldi ed esposti a sud si
dovrebbero trovare boschi di latifoglie
come querce (Quercus pubescens e
Quercus robur) e carpino nero (Ostrya carpinifolia),
ma questa vegetazione forestale è
pressoché scomparsa o ridotta a ceduo: essa
è sostituita dalla coltivazione della vite e del
melo. In questa fascia altitudinale spicca la
particolarità dalla Valchiavenna che, nella
sua parte più bassa, ospita una vegetazione
a "brughiera submediterranea" con cespuglieti
ad erica arborea , brugo (Calluna vulgaris)
e ginestra dei carbonai (Cystus scoparius)
accostati ad oriniello (Fraxinus ornus),
carpino nero e farnia (Quercus robur).
Al di sopra dei coltivi prevale il bosco di
castagno (Castanea sativa) che, ampiamente
coltivato e ormai naturalizzato, ha soppiantato
quasi totalmente la vegetazione origiciliegio, ecc. Tra i boschi di latifoglie hanno
buona distribuzione tra i 700 e i 1.400 m (a
seconda dell'esposizione dei versanti)
anche le faggete, ma si tratta generalmente
di boschi discontinui (fatta eccezione per la
foresta di San Martino di Val Masino).
Per quanto concerne le aghifoglie si ha una
buona presenza di boschi di pino silvestre
(Pinus silvestris) che possono raggiungere
estensioni ragguardevoli come accade in
Val di Mello; l'abete bianco (Abies alba)
regna in Val Gerola mentre nel Bormiese
dominano il pino mugo (Pinus mugo) e il
cirmolo (Pinus cembra). Non mancano le
pinete ad abete rosso (Picea excelsa) e, sui
versanti solatii ed asciutti, i boschi di larice
(Larix decidua).
Sopra i 2.200 m, nelle brughiere, si hanno
specie arbustive come il ginepro (Juniperus
communis), l'uva ursina (Arctostaphylos
uva-ursi), rododendri (Rhododendron ferrugineum
e Rhododendron hirsutum), il
brugo e i mirtilli (Vaccinium vitis idea e
Vaccinium myrtillus).
Salendo di quota vi sono infine le praterie
dei pascoli alpini costituiti principalmente
da Carex curvula e Nardus stricta oppure,
nell'alta valle del Braulio e nella zona di
Monte Spluga, dalla Festuca halleri.
FAUNA
La provincia di Sondrio ricopre una regione
che racchiude molteplici habitat: si
hanno ambienti di pianura, ambienti alpini,
ambienti forestali, prati, luoghi umidi,
corsi d'acqua, laghi, ghiacciaie e così via.
La fauna risulta quindi distribuita in
modo eterogeneo in relazione principalmente
alla vegetazione, all'altitudine e ai
fattori ambientali e trofici ad essi connessi.
Risulta dunque piuttosto complessa
una descrizione sintetica ma completa
della distribuzione della stessa; in questo
contesto verranno elencate le specie che
possono essere facilmente apprezzate da
un escursionista e si rimanda ai paragrafi
sulle riserve, sui parchi e sulle peculiarità
naturalistiche per una più approfondita
descrizione delle specie con interesse
scientifico (specie migratorie, endemismi
animali, conservazione della specie, ecc.).
Pesci: il territorio presenta altitudini che
vanno dai 200 ai 4.000 m, con valori differenti
per quanto riguarda la temperatura
dell'acqua e l'ossigenazione. Le specie ittiche
più diffuse nella provincia sono l'anguilla
(Anguilla anguilla) presente nei
canali d'irrigazione, il cavedano (Leuciscus
cephalus cabeda), la tinca (Tinca tinca)
nelle zone vicine al Lago di Como, le trote
(Salmo trutta fario, Salmo trutta lacustris
e Salmo gairdneri), il vairone (Leuciscus
souffia muticellus), la scardola (Scardinius
erhytrophthalamus) e il pesce persico
(Lepomis gibbosus) molto abbondante in
particolare nel Lago di Mezzola.
Anfibi: si segnalano raganella (Hyla arborea)
molto abbondante, la rana verde
(Rana esculenta), la rana di montagna
(Rana temporaria), il rospo comune (Bufo
bufo), la salamandra pezzata (Salamandra
salamandra), la salamandra alpina
(Salamandra atra) e il tritone alpino
(Triturus alpestris).
Rettili: si segnalano il marasso (Vipera
berus), l'aspide (Vipera aspis), il biacco
(Coluber viridiflavus), la biscia dal collare
(Natrix natrix), la natrice tessellata (Natrix
tessellata), l'orbettino (Anguis fragilis), il
ramarro (Lacerta viridis), la lucertola
muraiola (Podarcis muralis) e la coronella
(Coronella austriaca).
Uccelli: tra gli uccelli stanziali si segnalano
soprattutto: aquila, gracchio, pernice
bianca, corvo imperiale, coturnice, fagiano
di monte, astore, sparviero, gufo reale,
poiana, francolino, gallo cedrone, civetta,
gazza, merlo, pettirosso, picchio verde,
picchio muratore, cornacchia nera, gheppio,
cinciallegra, cornacchia grigia, scricciolo,
cardellin,o fringuello delle nevi,
passero, verdone, zigolo, passera scopaiola,
gufo comune.
Uccelli con passaggio estivo: quaglia,
germano reale, tarabusino, piro-piro, tórtora,
beccáccia, cúculo, colombaccio,
upupa, pigliamosche, allodola, pispola,
torcicollo, rondone alpino, storno, cutrettola
gialla, fanello ortolano.
Uccelli con passaggio invernale: airone
cenerino, piviere dorato, nitticora, tarabúso,
gabbiano comune, tordo sassello e beccaccino.
Mammiferi: si segnala in particolare la
presenza di camoscio (Rupicapra rupicapra),
stambecco (Capra ilex), cervo
(Cerves elaphus), capriolo (Capreolus
capreolus), volpe (Vulpes vulpes), riccio
(Erinaceus europaeus), martora (Martes
martes), faina (Martes faina), ermellino
(Mustela erminea), donnola (Mustela
nivalis), tasso (Meles meles), lontra (Lutra
lutra), lepre bianca (Lepus timidus) lepre
comune (Lepus europaeus), marmotta
(Marmota marmota) e scoiattolo (Sciurus
vulgaris).
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Approfondimenti
L'enogastronomia valtellinese
Impossibile trascurare i prodotti
enogastronomici di questa terra. Pensiamo
ad esempio alla preziosa produzione
vinicola, con marchi che si sono imposti
a motivo della loro qualità e delle loro
caratteristiche: Nebbiolo, Sassella, Grumello,
Inferno, Vagella, Sforzato, sono nomi ormai
molto noti a tutti.
Non possiamo dimenticare i formaggi,
tra cui il Bitto, e la produzione della
celeberrima bresaola della Valtellina.
Di qualità è la produzione delle mele;
i meleti infatti, insieme ai vigneti, ricoprono
gli assolati pendii dei monti della valle.
Una valle dunque che offre una splendida
scenografia naturale, preziosi gioielli storici,
divertimenti e non dimentica le gioie
del palato.
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Parchi, riserve e monumenti naturali
VALCHIAVENNA
RISERVA NATURALE MARMITTE
DEI GIGANTI
Provincia: Sondrio
Gestore: Comunità Montana della
Valchiavenna
Sede: via della Marmirola, 3 - 23022
Chiavenna (SO). Tel.: 0343 33795
Superficie: 37,54 ha
Data di nascita: 1983
Situata appena sopra l'abitato di Chiavenna
la riserva mostra tutta la varietà di morfologie
legate alla presenza passata dei ghiacciai.
Sono presenti rocce montonate ovvero
rocce di solito convesse, levigate dal ghiacciaio
sul lato a monte e scabre verso valle.
Queste presentano tipiche striature dovute
ai frammenti rocciosi che il ghiacciaio trascinava
lungo il suo percorso strisciandole
sulla roccia sottostante.
Le "marmitte dei giganti", o pozzi glaciali,
sono delle cavità di forma e profondità svariate
scavate nella roccia liscia ed arrotondata.
Queste strutture nascono poiché
durante la stagione estiva, per fusione del
ghiaccio superficiale, sul ghiacciaio si formano veri e propri ruscelli e quando l'acqua
di questi canali precipita nei crepacci
(fratture che si formano nel ghiaccio per il
movimento della colata glaciale) giunge
fino al letto roccioso su cui corre il ghiacciaio.
Qui l'acqua erode progressivamente
la roccia verso il basso e va a formare pozzi
e cavità.
MONUMENTO NATURALE
CASCATE DELL'ACQUA FRAGGIA
Provincia: Sondrio
Comune: Piuro
Superficie: 39,58 ha
Altitudine: da 490 a 600 m s.l.m.
Data di nascita: 1984
Il nome deriva da "aqua fracta", ovvero
"torrente interrotto da cascate", e descrive
un complesso naturale in cui si associano
aspetti di esteso valore paesaggistico ad
aspetti di interesse geologico.
La bellissima cascata a doppio salto nasce
da un processo di escavazione glaciale. In
passato esisteva un ghiacciaio che scendendo
dalla Valchiavenna e le ha conferito il
tipico profilo ad "U" delle valli glaciali; nel
frattempo un ghiacciaio più piccolo scendeva
dalla Val Bregaglia e confluiva nella
Valchiavenna scavando anch'esso il profilo
ad "U" ma scendendo meno in profondità.
Quello che ne deriva è un salto roccioso tra
i fondovalle della Valchiavenna e della Val
Bregaglia che risulta pertanto essere una
valle sospesa. Il corso d'acqua che percorre
la Val Bregaglia e si getta in Valchiavenna,
superando questo gradino roccioso con
delle pittoresche cascate.
È questo inoltre un sito di particolare intecollaboresse
floristico poiché vi si trovano una
felce, la pteride di Creta (Pteris cretica), che
qui trova la sua stazione europea più settentrionale
ed il raro miglio ondulato
(Oplismennus undulatifolia) nei prati non
falciati prossimi alla cascata.
VALTELLINA
PARCO NAZIONALE DELLO STELVIO
Province: Brescia, Bolzano, Sondrio, Trento
Ente gestore: Consorzio del Parco Nazionale
dello Stelvio
Sede: via Roma, 26 23032 Bormio (SO). Tel.:
0342 910100
Superficie: 134.620 ha
Altitudine: da 640 a 3.905 m s.l.m.
Data di nascita: 24 aprile 1935
Questo parco, che è il più esteso dell'arco
alpino, comprende il massiccio dell'Ortles-
Cevedale e le sue vallate laterali; si estende
su un territorio che copre ampi dislivelli,
dai 600 ai quasi 4.000 m con al suo interno
svariati ecosistemi ricchi di flora e fauna.
Caratteristica del parco è la coesistenza
entro i sui confini dell'ambiente alpino più
naturale e dell' uomo con le sue necessità:
ghiacciai, praterie alpine e foreste convivono
con aree coltivate, villaggi, paesi e località
sciistiche; nella maggior parte dei casi
viene rispettato un accordo uomo-ambiente
che dura da secoli, talvolta invece, si presenta
qualche difficoltà.
Il Parco Nazionale dello Stelvio è celebre,
oltre che per i nobili paesaggi, per la ricchezza
della fauna ospitata; il Consorzio del
Parco Nazionale dello Stelvio, infatti,
sostiene indagini sulla presenza e la gestione
del cervo all'interno del parco, collabora al programma sulla reintroduzione del
gipeto nell'arco alpino e al progetto Life
per la reintroduzione dell'orso bruno. Il
Centro faunistico "Scianno" di Isolaccia
accoglie animali feriti e cuccioli abbandonati
appartenenti a specie selvatiche, che
vengono curati e poi reintrodotti nel loro
ambiente naturale.
Nel Giardino botanico "Rezia" di Bormio
sono raccolte le specie botaniche presenti
sul territorio.
PARCO DI LIVIGNO
E DELLA VALDIDENTRO
(Parco non ancora istituito) Provincia: Sondrio
Superficie: 17.793 ha
Altitudine: da 1.529 a 3.302 m s.l.m.
Il parco è collocato al centro delle Alpi
Retiche, fra il Bernina e lo Stelvio e si trova
a stretto contatto con le aree protette del
Parco Nazionale dello Stelvio e con quello
svizzero dell'Engadina.
Si tratta di un'area tipicamente alpina, che
presenta ambienti selvaggi e incontaminati
e può annoverare un ricchissimo patrimonio
faunistico .
PARCO DEL BERNINA,
DEL DISGRAZIA,
DELLA VAL MASINO
E DELLA VAL CODERA
(Parco non ancora istituito) Provincia: Sondrio
Superficie: 105.437 ha
Altitudine: da 1.000 a 4.050 m s.l.m.
Il parco comprende le Alpi Retiche
Lombarde ed include nel suo territorio
le cime più elevate delle Alpi centrali
come il Pizzo Bernina (4.050 m) e il
Monte Disgrazia (3.678 m); è un parco
molto esteso e contraddistinto da una
straordinaria naturalità degli ambienti
che ne fa un luogo particolarmente adatto
alla conservazione del ricco patrimonio
faunistico.
All'interno del parco sono comprese la
Val di Mello, la Val Masino e la Val
Codera che, oltre ad avere un notevole
valore paesaggistico, presentano ancora
insediamenti antropici tradizionali. Sono
questi luoghi particolarmente adatti alle
attività a stretto contatto con la natura:
dall'escursionismo, all'alpinismo, all'arrampicata
sportiva (la Val di Mello è
famosa anche come "Paradiso dei free
climbers") o al semplice relax.
RISERVA NATURALE
PIRAMIDI DI POSTALESIO
Provincia: Sondrio
Sede: c/o Municipio - 23010 Postalesio (SO)
Telefono: 0342 563370
Superficie: 6,18 ha
Data di nascita: 1984
L'ambiente naturale della riserva è caratterizzato
dalla presenza di piramidi di
terra alte oltre 10 m, alla sommità delle
quali sono collocati grossi massi rocciosi.
La formazione delle piramidi è legata al
lavoro dell'acqua che erode il terreno
poco compatto su cui inizialmente si
trova il masso.
Con il passare dei secoli l'azione prosegue
ma il masso, duro e compatto, resiste
all'erosione e funge da protezione evitando
che l'acqua dilavi la colonna di materiale
sottostante ad esso.
RISERVA NATURALE
PIAN GEMBRO
Provincia: Sondrio
Gestore: Comunità Montana Valtellina di
Tirano
Sede: via Pedrotti, 24 - 23037 Tirano (SO).
Tel.: 0342 708511
Superficie: 126,5 ha
Altitudine: 1.350 m s.l.m.
Data di nascita: 1988
La riserva è stata istituita per la presenza di
torbiere, qui particolarmente interessanti
poiché somiglianti alle torbiere nordiche.
L' analogia con le torbiere nordiche è data
dai dossi di sfagmo : si tratta di un muschio
che si insedia in prossimità degli specchi
d'acqua e, continuando ad accrescersi, ne
riduce progressivamente l'estensione. Alla
presenza degli sfagmi, caratterizzati per
altro da estrema longevità, è attribuita l'origine
delle torbiere stesse.
RISERVA NATURALE
DEL PALUACCIO DI OGA
Provincia: Sondrio
Gestore: Comunità Montana Alta Valtellina
Sede: Via Roma, 1 - 23032 Bormio (SO).
Tel.: 0342 912311
Superficie: 30,38 ha
Data di nascita: 30 novembre 1983
La riserva è stata istituita per la presenza di
torbiere, habitat molto particolari ed altrettanto
rari in Italia. Nonostante in questo
caso l'ambiente sia stato ampiamente modificato
dall'uomo, ospita comunque interessanti
entità botaniche come la primula farinosa
(Primula farinosa), l'andromeda
(Andromeda polifolia), la rosolida (Drosera
rotundifolia) e l'erioforo (Eriophorum vaginatum).
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